- giovedì, 28 aprile 2011 , 22:50 -
Li vedo volteggiare assieme ad innumerevoli suggerimenti, odo delle parole soffuse ed insensate che appartengono ad un mondo non mio, sento degli odori rivoltanti e più guardo le mie mani più comprendo il senso della parola rivoltante. Quante ore ho passato ad osservarle? Troppe probabilmente. Erano li come sempre, immancabilmente paffute e non si davano pace se un’unghia lunga non era sfoggiata su di loro per sembrare più slanciate, quasi come se volessero fuggire, come se volessero rinnegare il loro reale stato d’apatia. Gli anelli cozzavano contro la carne, quando correvo si gonfiavano le dita e non volevano saperne di uscire, si arrossavano le punte ed ogni volta fingevo che fossero serpentine con un nuovo colore. Se ne spezzava una e subito ricresceva grazie all’artificio estetico. Ci ho messo circa un anno a comprendere il valore di una simile placcatura, non dissimile dal mio volto. Detesto quelle pagliuzze cremisi che si stagnano attorno al bulbo oculare, contornate dalle sopracciglia si estendono fino alle tempie. E non ho freddo perché il mio petto geme e langue nel fervore apocalittico del sangue che scorre nelle mie vene. Sono la contraddizione fatta persona, anche il mio cellulare suggeriva che sono normale ma questa è una parola che ho sempre detestato perché non coincideva esattamente con la realtà dei fatti. Sono qui per parlare ed ho il diritto di esprimermi anche e soprattutto per il fatto che non vado ad intaccare chissà quale mente umana nella mia inettitudine isolata. Tutto soggettivo. Mi chiedo se voi lettori avete mai provato a mettervi nei panni di un serial killer, so che è sbagliato il suo gesto ma queste mie parole provengono dal fatto che non riuscirei a pormi alternativamente alla vittima poiché lo sono di me stessa. Differentemente, a mente lucida, posso dirvi che il bene ed il male sono concezioni soggettive, puramente tali in quanto provengono da chi le formula o, alternativamente, da una mente comune detta morale o etica. Quindi mi domando chi sono io e chi siate voi. La risposta sembra semplice con questo ragionamento logico, semplicemente una voce nel vento, semplicemente una parentesi passeggera. Non ho la possibilità d’impormi come unità univoca ma allo stesso tempo so che non essendo uno potrò esserlo obbiettivamente così come non sarò e sarò nessuno o tutti.
Ho incontrato me stessa allo specchio poco fa, mi osservava ed io l’osservavo di rimando, mi chiedevo se stessi impazzendo ma ovviamente la risposta è tanto classica quanto strutturata: no giacché un matto non è consapevole di essere tale.
Osservavo la sua pelle come tutte le sere, la detestavo e in silenzio pregavo che arrivasse presto il giorno in cui il supplizio della maturità sarebbe giunto al termine poiché ho dei progetti grandiosi e in cima agli stessi spicca una visita psicoanalitica. Ho bisogno che qualcuno sprofondi nella mia mente, desidero ardentemente che essa venga esplorata e che me stessa conosca qualcuno all’infuori di me perché non sembra aprirsi nei momenti di contemplazione. Mi detesta ed io detesto lei.
Oggi ho ceduto, più che altro non era il languore a battere contro di me ma la presenza inconsistente della debolezza asfissiante. Non riuscivo a salire una rampa di scale, il petto ansava, non riuscivo a tirarmi in piedi senza che i girasse la testa e allo stesso tempo mi dicevo di tener duro. Dentro la mia borsa c’è sempre un succo di frutta ma non riesco mai a tirarlo fuori durante il pomeriggio. Tutto si colora, acquista senso ed è inutile ribellarmi a quel richiamo arancione perché si sa, la cosa di cui si ha tanta gola non può che bussare nel momento meno indicato, ed è così che dopo circa un mese ho assaggiato nuovamente il gelato, mi sembrava fatto di sogno, era con i gusti che adoravo, fruttato e grande con la panna in cima, esaltante. Eppure mentre lo osservavo mi saliva l’ansia così come quando ho consegnato i soldi nelle mani del cassiere. Non avrei dovuto eppure non potevo fare altro, la pizza avrebbe lasciato nel mio stomaco una pesantezza esorbitante, avrebbe premuto per l’esofago ancora ed ancora e non avevo voglia di sentirla galleggiare come foglie sul lago. Dovrei redigere una lunga lista da portare sempre con me in ogni momento ma il problema ben altro, le circostanze non mi permettono di osservarla ed ovunque vedo persone che s’ingozzano, lardo che trabocca dai loro abiti. Si sentono simpatici, si imbellettano con tipologie di vestiario improponibili ed io quando passo dinnanzi ad una superficie riflettente ho il sentore di poter essere come loro. Poi passa accanto a me un’esemplare che spicca, l’osservo e nonostante tutto mi sento ancora peggio.
Ho una coscienza ingarbugliata, uno stomaco infinitamente abominevole, una volontà ferrea che perisce sotto la ragione. Ma allora cos’è la ragione se non da retta alla volontà? A cosa serve? Serve a rispondere fastidiosamente alle domande che ti poni? È l’angioletto custode? Io non ne ho mai voluto uno e non lo voglio adesso. Mi contorco dal nervoso internamente e griderei. Passo giornate sui libri, nottate sui libri, utilizzo il metodo di apprendimento subliminale e nella mia testa fuoriescono definizioni e descrizioni improponibili nei momenti meno opportuni al punto da farmi sentire nei panni di un critico. E allora perché se le mie interrogazioni sono oro colato non ho il massimo? Perché se ricevo i complimenti dei professori non ho il massimo? Perché se so più cose di loro non ho il massimo? Perché se rispondo ad ogni domanda in maniera scolastica o in maniera personale non cambia il concetto perché non ho il massimo? Vivrò per ottenerlo e non l’otterrò mai, ho questo presentimento. Eppure dal canto mio mi sento una regina, mi distinguo con individui più adulti di me, laureati ed improntati su di un lavoro esigente. Va bene, non serve altro allora, basta la mia considerazione che ogni tanto vacilla. Ora sono una Regina -domani?-.
59.5. I numeri calano, mi fa male la gola, ho il presentimento che si rialzeranno ma non voglio. Mi fa male la gola e continuo a fumare, ho il bisogno immondo dell’acqua che cola entro le mie labbra ma se solo lo facesse davvero allora la gola brucerebbe ancora.
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